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domus 963 Corpi di Reato Tommaso Bonaventura, Alessandro Imbriaco (Corpora Delicti) Photoessay Ridare un’immagine v...

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Corpi di Reato Tommaso Bonaventura, Alessandro Imbriaco

(Corpora Delicti)

Photoessay

Ridare un’immagine visibile alla mafia, celata oggi dietro a una maschera di normalità, seguendone i segni che ha lasciato sul territorio italiano: questo l’obiettivo della ricerca a tre mani sviluppata dai fotografi Tommaso Bonaventura e Alessandro Imbriaco e dal critico Fabio Severo. L’esplorazione di quella zona grigia in cui la criminalità organizzata trova terreno fertile, senza che nella nostra vita quotidiana possiamo riscontrare tracce evidenti dei reati commessi dai suoi affiliati, ha portato i tre autori a compiere un vero e proprio viaggio attraverso regioni geograficamente distanti—dalla Sicilia alla Lombardia, alla Campania alla Calabria—, tra realtà urbane e industriali differenti. Sono state ricondotte alla luce, in una sorta di scavo archeologico, le stratificazioni create da una cultura delittuosa, che saccheggia i beni pubblici e riduce il paesaggio a puro terreno di sfruttamento. Gli abusivismi edilizi o i cantieri abbandonati, sotto gli occhi di tutti, rappresentano solo la parte visibile

dello scempio del territorio; ben più inquietante è ciò che il sottosuolo delle fasce costiere o di aree di uso comune ha raccolto: lo smaltimento illegale di rifiuti tossici e radioattivi. Tommaso Bonaventura (Contrasto) è un fotografo professionista dal 1992. Nel 2010 ha vinto il Sony Award con una serie di ritratti realizzati nel corso dei suoi numerosi soggiorni in Cina. www.tommasobonaventura.com Alessandro Imbriaco (Contrasto), ingegnere di formazione, dal 2008 lavora come fotografo. Ha vinto il premio Canon nel 2008 e il Premio Pesaresi nel 2011, anno in cui è stato selezionato anche per il Joop Swart Masterclass del World Press Photo. www.alessandroimbriaco.com Fabio Severo, editor del blog di fotografia contemporanea Hippolyte Bayard, insegna storia e critica della fotografia e collabora con diverse pubblicazioni specialistiche. www.hippolytebayard.com

“Corpi di Reato. Un’archeologia visiva dei fenomeni mafiosi nell’Italia contemporanea” è un progetto di zona (www.zona.org) a cura di Fabio Severo. Il lavoro è in mostra fino al 23 novembre presso il ministero per i Beni e le Attività culturali, Istituto centrale per il catalogo e la documentazione di Roma

• “Corpora Delicti. A visual archaeology of Mafia phenomena in contemporary Italy” is a project by zona (www.zona. org) curated by Fabio Severo. The work is on view until 23 November in Rome, at the Ministry for Cultural Heritage and Activities, Central Institute for Cataloguing and Documentation

• This report by the photographers Tommaso Bonaventura and Alessandro Imbriaco and the critic Fabio Severo aims to render a visible image of the Mafia today, which lies hidden behind a mask of normality. They set out on their task by following the signs and scars that the Mafia has left in many different places. Their exploration of the “grey zone”, where organised crime finds fertile ground but leaves few evident traces of the offences committed by its associates, took the authors of this survey on a journey through geographically distant regions—from Sicily to Lombardy, Campania and Calabria—into different urban and industrial situations. As in a sort of archaeological dig, their photographs unearth the stratifications of a criminal culture that sacks public assets and relentlessly exploits the landscape. The illegal buildings or abandoned construction sites that anyone can see are only the visible part of the havoc wreaked across the land. Far more

disturbing is the illegally disposed toxic and radioactive waste buried under Italy’s coastal areas or public places.

Tommaso Bonaventura (Contrasto) has been a professional photographer since 1992. In 2010 he won the Sony Award for his portraits taken during numerous visits to China. www.tommasobonaventura.com Alessandro Imbriaco (Contrasto) is an engineer, but since 2008 he has worked as a photographer. He won the Canon Prize in 2008 and the Pesaresi Prize in 2011, when he was also selected for World Press Photo’s Joop Swart Masterclass. www.alessandroimbriaco.com Fabio Severo, editor of the Hippolyte Bayard contemporary photography blog, teaches photography history and criticism and contributes to several photographic publications. www.hippolytebayard.com

2012 Collina di Pizzo Sella • Pizzo Sella Hill, Palermo, IT

Pizzo Sella, a Palermo, è noto come “la collina del disonore”: negli anni Settanta, un’impresa edile vicina alla famiglia del boss Michele Greco ottenne le concessioni per costruirvi circa 314 villette; di queste, 170 vennero realizzate. Nel 2001, una sentenza della Corte di Cassazione le ha giudicate abusive, ordinandone la confisca. Nell’aprile 2012, la stessa Cassazione ha revocato la confisca, ritenendo che, all’epoca, gli acquirenti avrebbero agito in buona fede, e decidendo che non erano quindi punibili con il sequestro delle abitazioni

• Pizzo Sella, in Palermo, is known as “the hill of dishonour”. In the 1970s, a building contractor with close ties to the family of Mafia boss Michele Greco obtained permission to build some 314 villas on it. Of these, 170 were completed. In 2001, a sentence delivered by the Court of Cassation deemed them illegal and ordered their seizure. In April 2012, the same court revoked that seizure on the grounds that the purchasers had, at the time concerned, acted in good faith, and were therefore not punishable by confiscation of their property

2012 Corleone, Palermo, IT

Corleone è stata per circa quarant’anni la roccaforte del cosiddetto clan dei Corleonesi, artefice negli anni Ottanta e Novanta della più sanguinosa offensiva mafiosa contro lo Stato italiano

• Corleone was for about 40 years the stronghold of the clan known as the Corleonesi, which in the ’80s and ’90s waged one of the bloodiest Mafia campaigns against the Italian state

2012 Cava di tufo tra Mazara del Vallo e Marsala • Tuff quarry between Mazara del Vallo and Marsala, Trapani, IT

Lo smaltimento illecito di rifiuti tossici nelle cave abbandonate è una delle attività criminali portate avanti da decenni nel trapanese, provincia sotto la ‘giurisdizione’ di Matteo Messina Denaro, che si ritiene essere l’attuale “capo dei capi” di Cosa Nostra e che è latitante dal 1993

• The illegal disposal of toxic waste in disused quarries is one of the criminal activities that has been going on for decades around Trapani, a region under the “jurisdiction” of Matteo Messina Denaro, the self-proclaimed “supreme boss” of Cosa Nostra (the Sicilian Mafia). He has been a fugitive from justice since 1993

2012 Vista dal balcone della casa di Gaetano Badalamenti • View from the balcony of Gaetano Badalamenti’s house, Cinisi, Palermo, IT

Capomafia di Cinisi e leader della cupola di Cosa Nostra negli anni Settanta, Badalamenti è morto nel 2004 in un carcere degli Stati Uniti, mentre stava scontando una condanna di 45 anni per narcotraffico. Nel 2002, la Corte italiana lo aveva condannato all’ergastolo per l’omicidio di Giuseppe Impastato, avvenuto nel 1978. La sua abitazione a Cinisi è stata donata al Centro Impastato nel 2010

• The Mafia boss of Cinisi and head of Cosa Nostra’s Mafia Commission in the ’70s, Gaetano Badalamenti died in 2004 in a US jail, while serving a 45-year sentence for drug trafficking. In 2002, an Italian court had condemned him to life imprisonment for the murder of Giuseppe Impastato in 1978. Badalamenti’s house in Cinisi was donated to the Centro Impastato in 2010

2012 Amantea, Cosenza, IT

Il 14 dicembre 1990, la nave cargo Jolly Rosso, utilizzata negli anni Ottanta dal Governo italiano per trasportare rifiuti tossici, è naufragata al largo della costa calabrese, per poi arenarsi di fronte alla spiaggia di Formiciche, ad Amantea (CS). Sul carico trasportato al momento del naufragio—ufficialmente solo tabacchi e prodotti alimentari scaduti—non è mai stata fatta piena luce. Da anni si sospetta che le sostanze tossiche trasportate dalla Jolly Rosso siano state sversate nell’entroterra davanti alla spiaggia di Formiciche, nei

pressi del fiume Oliva. A confermare i sospetti ci sono i livelli tossici e radioattivi del terreno nella zona vicina al fiume e l’insorgenza di tumori nell’area di Amantea, più alta delle medie nazionali. È stato provato come la ’ndrangheta sia coinvolta nello smaltimento illegale di rifiuti tossici e radioattivi sin dagli anni Ottanta: nel 2005, il pentito Francesco Fonti ha rivelato che, negli anni, almeno 30 navi contenenti rifiuti tossici sono state affondate al largo delle coste italiane

• On 14 December 1990, the cargo ship Jolly Rosso, used by the Italian government in the 1980s to carry toxic waste, was shipwrecked off the coast of Calabria after running aground in front of the beach at Formiciche, Amantea (Cosenza). No clear explanation has ever emerged regarding the mysterious disappearance of its cargo —officially only tobacco and expired foodstuffs—being transported when the incident occurred. For years it has been suspected that the hinterland behind the Formiciche beach, near the

Oliva River, is where the toxic material from the Jolly Rosso is secretly buried. These suspicions are borne out by the level of toxic pollution and radioactivity measured in the land near the river, and by the high incidence of tumours in the Amantea area that is well above the national average. It is a proven fact that Calabria’s criminal organisation known as ’ndrangheta has been involved in the illegal disposal of toxic waste since the 1980s. In 2005 the informant Francesco Fonti revealed that at least 30 ships carrying toxic waste have been sunk off the Italian coast

2009 Sala Consiliare del Comune di Gioia Tauro • Council Chamber, Gioia Tauro, Reggio Calabria, IT

Sono più di 200 i Comuni che in Italia sono stati commissariati per infiltrazione mafiosa a partire dal 1991, anno in cui è stata approvata la normativa contro la presenza mafiosa all’interno delle amministrazioni comunali. Solo nel primo semestre del 2012, è stato deliberato lo scioglimento di 18 Comuni, il triplo rispetto alle sei amministrazioni comunali commissariate rispettivamente nel 2011 e nel 2010. Nel 2012 sono emersi casi d’infiltrazione mafiosa in alcuni Comuni del Nord Italia, come Ventimiglia e Bordighera in Liguria e Leini in Piemonte. Prima di quest’anno, al nord si era verificato il solo caso di Bardonecchia (TO), nel 1995

• Since the law against the presence of mobster interests in local councils was passed in 1991, more than 200 town and city councils have been placed under external administration due to the infiltration of organised crime. In the first half of 2012 alone, the dissolution of 18 town and city councils was decided, which is three times more than the 6 councils replaced in 2011 and 2010. In 2012, cases of mobster infiltration have also emerged in a number of northern Italian cities, including Ventimiglia and Bordighera in Liguria and Leini in Piedmont. Until this year, Bardonecchia (near Turin) had been the only such case ascertained (in 1995) in the north of Italy

2012 Circolo ARCI Falcone e Borsellino • The Falcone and Borsellino ARCI club, Paderno Dugnano, Milano, IT

Qui, il 31 ottobre 2009, i 22 capi delle ’ndrine lombarde si sono riuniti per eleggere Pasquale Zappia nuovo rappresentante della ’ndrangheta lombarda. La riunione è stata filmata dalla polizia nel corso delle operazioni dell’indagine “Infinito”, che nel 2011 ha portato all’arresto di circa 300 esponenti dell’ala lombarda della ’ndrangheta

• Here, on 31 October 2009, the 22 heads of the Lombardy-based ’ndrine mob gathered to elect Pasquale Zappia as the new representative of the ’ndrangheta in Lombardy. The meeting was filmed by the police during their investigation known as operation Infinito, which in 2011 led to the arrest of some 300 members of the Lombard wing of ’ndrangheta

2012 Palazzo di Cemento • Concrete Palace, Librino, Catania, IT

La storia del palazzo di Cemento, sgomberato nel 2011, inizia 30 anni fa: costruito dall’impresa edile Finocchiaro, l’edificio non è mai stato consegnato al Comune di Catania a causa della mancanza della certificazione antincendio. Negli anni, era diventato il centro di potere del clan mafioso della famiglia Arena

• The story of the Palazzo di Cemento (or “Concrete Palace”), which was forcibly cleared in 2011, began 30 years ago. Built by the contractor Finocchiaro, the building was never delivered to the Catania City Council because it had no fire prevention certification. Over the years, it had become the centre of power for the Arena clan

2012 Via 11 Aprile 2006, Corleone, Palermo, IT

L’ultimo covo di Bernardo Provenzano: una masseria a Montagna dei Cavalli, alle porte di Corleone, lungo la strada rinominata via 11 Aprile 2006 dopo l’arresto del boss • Bernardo Provenzano’s last hideout: a farmhouse at Montagna dei Cavalli, outside Corleone, on the road renamed Via 11 Aprile 2006 following Provenzano’s arrest

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La memoria dei luoghi The memory of landscapes Che memoria conservano i luoghi di quello che è accaduto? Provate ad andare a Quarto, presso Genova, a vedere di persona lo scoglio da cui sono partiti i Mille per la loro impresa; oppure, in via Caetani, a Roma, dove è stato abbandonato il corpo senza vita di Aldo Moro dentro a un’automobile. In entrambi i luoghi c’è una lapide, un monumento, un oggetto e una scritta, che ricordano che cosa è accaduto in quello spazio, anni, decenni, un secolo fa. I luoghi sono impermeabili alla memoria o la 60

Attraverso le immagini fotografiche del progetto di ricerca “Corpi di Reato”, Marco Belpoliti esamina le ferite, spesso nascoste, inferte al corpo dell’Italia dalle associazioni mafiose • Taking the images of the research project Corpi di Reato (“Corpora Delicti”) as a starting point, Marco Belpoliti examines the wounds—many of them invisible—inflicted on the Italian landscape by the Mafia

Testo • Text

Marco Belpoliti

conservano come un segno nella propria identità? Difficile rispondere a questa domanda, eppure bisogna porsela guardando le fotografie scattate da Tommaso Bonaventura e Alessandro Imbriaco per il progetto di ricerca curato da Fabio Severo. Raffigurano luoghi dove è avvenuto un reato—da qui il titolo del loro lavoro “Corpi di Reato”—di stampo mafioso: un delitto, una speculazione edilizia, una casa dove è vissuto un latitante, oppure dove tuttora vive un mafioso, un intero

Foto • Photos

Tommaso Bonaventura, Alessandro Imbriaco

quartiere periferico dove è incistato un clan di malavitosi; o ancora: aule di tribunale, archivi di processi, bunker, reperti giudiziari, statue di giudici uccisi. Sono tutti luoghi, spazi, edifici, inquadrati dal loro obiettivo che vuole indicare, non solo un atto criminale, ma anche una presenza visiva: la mafia è qui, intorno a noi. Un tempo, le fotografie che ritraevano quest’associazione criminale raffiguravano delitti eccellenti, paesaggi della Sicilia: immagini che recavano con sé un elemento

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• Pagina a fronte: Cinisi. Il tratto della ferrovia PalermoTrapani, dove è stato trovato il cadavere di Peppino Impastato, il 9 maggio 1978. Sopra: le cosche della ’ndrangheta ionica-reggina da anni si sono infiltrate negli appalti dei lavori pubblici della Calabria, tra cui quello dell’ammodernamento della statale 106, esercitando un controllo esteso su tutte le fasi dei lavori: dal ciclo del calcestruzzo alle assunzioni, dalle forniture di cantiere alle procedure di subappalto e nolo. Questo cantiere stradale abbandonato si trova sulla statale 106 Ionica, in Calabria. Nel 2007, è stato posto sotto sequestro per il crollo di una galleria, causato dall’utilizzo di calcestruzzo depotenziato. Vincenzo Capozza, direttore dei lavori dell’Anas, dice in un’intercettazione: “L’arco rovescio doveva seguire il fronte e le gallerie dovevano stare a 50 metri… Se queste cose vengono sottostimate, questi sono i risultati”. Poi anticipa la strategia per scampare a ogni responsabilità: “No, daremo la colpa alla montagna, questo è sicuro, è ovvio…”. Oggi Capozza è stato arrestato e il cantiere è ancora in stato di abbandono

• Opposite page: Cinisi. The stretch of the Palermo-Trapani railway where the corpse of Peppino Impastato was found, 9 May 1978. Above: for years the Ionian-Reggio ’ndrangheta clans have been infiltrating public contracts in the region, including bids for the modernisation of Highway 106. They have a widespread grip on every stage of these works: from concrete to labour, site supplies, sub-contracting and equipment hire. This abandoned road-building site on the 106 Ionica Highway, in Calabria, was seized in 2007 under a court order, after the collapse of a tunnel caused by the use of low-strength concrete. In a tapped phone conversation, Vincenzo Capozza, director of Anas (the Italian Roads Authority) said: “The inverted arch should have followed the face, and the tunnels should have been at 50 metres… If these things are underestimated, this is what happens.” He went on to prepare a strategy to avoid responsibility: “No, we’ll blame the mountain, that’s for sure, it’s obvious…” Capozza has since been arrested and the road-building site is still unfinished

oleografico e confermavano luoghi comuni. Erano fotografie di costume, sedimentate nello sguardo dell’intero Paese. Poi, dopo le stragi degli anni Novanta, la mafia è uscita dal suo paesaggio consueto—palme, uliveti, rocce, muri a secco, asinelli, coppole, uomini baffuti, donne in nero, ritratti di latitanti, banditi, separatismo e così via— ed è entrata in una sorta d’invisibilità. Come scrive Fabio Severo, questa criminalità—ma anche altre organizzazioni similari—è divenuta una realtà dispersa, multiforme. Ha cambiato volto, si è mescolata e confusa sempre più con il paesaggio politico ed economico del nostro Paese. Bonaventura e Imbriaco si sono interrogati su questo aspetto, e hanno concluso che potevano, e dovevano, spostare la loro attenzione sui corpi di reato, ovvero sul paesaggio e sui luoghi, supponendo, a ragione, che questi conservino una memoria, o almeno una traccia visibile degli atti criminali lì perpetrati. Si sono avventurati in una zona d’ombra, in cui le cose appaiono nella loro labilità, ambivalenza, ambiguità. Sono entrati nel paesaggio abitato da tutti noi, per estrarne delle visioni di quello che è accaduto, e che ancora accade. Ecco, allora, un campo giochi dell’hinterland milanese, uno spazio dove i bambini possono aggirarsi tranquillamente, salendo e scendendo da altalene e scivoli, ignorando, loro e i loro genitori, che lì sotto sono stati seppelliti detriti tossici, o residui di una speculazione compiuta da un gruppo mafioso. O ancora, fissare alcuni plinti di cemento in fondo a

una valletta: sentinelle solitarie, che documentano il tentativo di una costruzione voluta da un clan, e oggi sottoposta a un sequestro e un’indagine della magistratura. Un luogo in apparenza neutrale—il greto di un torrente—, deturpato da questi cilindri che dovevano reggere una strada. Se si guardano con attenzione i luoghi colti dall’obiettivo dei due fotografi—una cava, un

— Dopo le stragi degli anni Novanta, la mafia è divenuta una realtà dispersa, multiforme — condominio, una serie di grattacieli, una villetta, una strada, un paese, un casolare isolato, un monumento storico—, ci si rende conto che quello che i due autori vogliono fissare, e sottoporre al nostro vaglio visivo, sono esattamente dei ‘corpi’, non certo in carne o ossa; piuttosto, composti di materia inerte—ghiaia, terra, cemento, vetro, o altro ancora. Sono parti viventi—o morenti—del nostro paesaggio che è il vero corpo del Paese, la sua forma fisica, come aveva capito Pier Paolo Pasolini. 61

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Corpi di Reato

• In alto: il circolo ex combattenti e reduci di San Vittore Olona (MI). Qui, il 14 luglio 2008, è stato assassinato Carmelo Novella, l’allora capo della ’ndrangheta lombarda, freddato da due killer mandati dalla cupola reggina a seguito delle sue spinte autonomiste. L’omicidio Novella è stato il punto di partenza dell’indagine “Infinito”, che ha portato nel 2011 all’arresto di circa 300 esponenti dell’ala lombarda della ’ndrangheta. Sopra: l’insediamento Buccinasco Più, alla periferia di Milano. I lavori per la sua

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• realizzazione sono iniziati a fine 2004; nel luglio del 2008 sono stati arrestati uomini della cosca BarbaroPapalia, che lavoravano nei cantieri della zona. Per i Pubblici Ministeri, terreno contaminato da vari rifiuti tossici è stato utilizzato per riempimenti nelle strade della zona e persino per l’area giochi dell’insediamento Spina Verde. I camion dei Barbaro hanno operato dietro lo scudo delle imprese dell’imprenditore lombardo Maurizio Luraghi, condannato nel 2010 per associazione mafiosa

• Top: the ex-servicemen and war veterans’ association at San Vittore Olona, near Milan. Here, on 14 July 2008, Carmelo Novella, the then head of the Lombard ’ndrangheta mob, was slain by two killers hired by the Reggio Calabria bosses following his push for greater autonomy. The Novella homicide marked the start of the “Infinito” investigation, which in 2011 led to the arrest of around 300 members of the Lombard wing of ’ndrangheta. Above: the Buccinasco Più housing development on the outskirts

of Milan. Work began at the end of 2004; in July 2008, members of the BarbaroPapalia clan who worked on building sites in the area were arrested. According to magistrates, polluted earth was used as infill for roads in the district and even for the playground on the Spina Verde housing complex. The Barbaro clan’s trucks operated under the protection of companies belonging to Lombard entrepreneur Maurizio Luraghi, who was sentenced in 2010 for having associations with organised crime

Via Salieri a Buccinasco (MI). Nel 2005, nei dintorni di questa via vengono rinvenuti due b azooka che, stando alle ricostruzioni degli investigatori, sarebbero serviti alla ’ndrangheta per far saltare in aria l’auto del sostituto procuratore di Milano Alb erto Nobili

• Via Salieri in Buccinasco, Milan. Police reconstructions indicate that the two bazookas found in 2005 in the vicinity of this street were used by the ’ndrangheta mob to blow up the car of Milanbased public prosecutor Alberto Nobili

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Il poeta descriveva l’Italia come un corpo vivo, una realtà pulsante, composta di paesi arroccati sui cucuzzoli delle colline, campi coltivati, casermoni di periferia, campetti di calcio, spazi aperti sul bordo di fiumi, arenili e spiagge. L’Italia è prima di tutto il suo paesaggio, bello o brutto che sia, non importa, una realtà vivente su cui si è abbattuta nell’ultimo secolo e mezzo l’azione stupratrice e virulenta di costruttori, speculatori, gangster, malavitosi, mafiosi, camorristi. Si tratta di un paesaggio che Bonaventura e Imbriaco fanno scorrere davanti ai nostri occhi attoniti: viottoli di campagna, estuari di fiumi, coste marine, promontori, dirupi, montagne, campi coltivati, sale consiliari, depositi cartacei, ingressi di edifici pubblici, sale di tribunale, cortili, costruzioni abusive, edifici provvisori, baracche, svincoli

autostradali, guardiole, bar, mense, sale riunioni. In ognuno di questi spazi—aperti o chiusi—è avvenuto qualcosa che ci riguarda, che ci interroga, che ci turba. Eppure, tutte queste immagini ci offrono una visione di normalità. Sono scatti anonimi. Anche se si percepisce in ogni fotografia una determinazione a guardare, e dunque a far vedere, che sembra andare al di là dell’immagine stessa, la normalità sembra dominare su tutto. Ma queste immagini sono punti di domanda. Ci si sente interrogati da questa normalità quotidiana: sai che cosa è accaduto qui? Chi abitava in quella casupola? Chi vive dentro quel palazzo? Chi utilizza questa strada ogni giorno? L’invisibilità dei luoghi e delle azioni si trasforma in una forma di archeologia visiva, che ci colpisce via via che fissiamo le istantanee, e ci scuote: non è forse quella una

tranquilla strada di periferia così simile a quella in cui abito? E quelle case, non le ho già viste? Non ho portato mio figlio in un campo giochi simile? Riconoscere i luoghi e gli spazi raffigurati come parte del nostro paesaggio fa uscire la fotografia dalla sua funzione di documento e funziona come un campanello d’allarme, che scuote la nostra indifferenza, la nostra acquiescenza. Il fenomeno mafioso può essere fotografato così, dando forma a quella “zona grigia”, come la chiamava Primo Levi, che ci circonda, e in cui siamo, nolenti o volenti, immersi ogni giorno. L’invisibile è diventato di colpo visibile, e dentro a quelle foto, in quel paesaggio, ci siamo noi tutti. Basta guardare. — Marco Belpoliti   Saggista e scrittore 63

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Corpi di Reato

 What memories do places retain of the things that happened in them? Try going to Quarto, near Genoa, to see the rocks from which Garibaldi’s thousand Red Shirts set sail on their great adventure; or to Via Caetani, in Rome, where the dead body of the politician Aldo Moro was found abandoned in the boot of a car. In both places there is a plaque, a monument, an object and an inscription, to record what happened on that spot, years, decades, a century ago. Are these places impervious to memory, or do they keep it as a part of their identity? It is a question hard to answer, yet it needs to be asked when looking at these photographs by Tommaso Bonaventura and Alessandro Imbriaco, realised for the research project curated by Fabio Severo. They represent places where a Mafia-style crime was committed—hence the title of the project, Corpi di Reato (“Corpora Delicti”). It could be a murder, building speculation, a house where a criminal at large has lived, or one still inhabited by a mobster; a whole suburb with a clan of gangsters ensconced in it; or courtrooms, archives of court cases, bunkers, legal evidence, statues of slain judges. These places, spaces and buildings, framed by the lens of Bonaventura and Imbriaco, are intended to indicate not just a criminal act, but also a visual presence: the Mafia is here, all around us. At one time, the photographs that portrayed this criminal association represented the murders 64

• Via Boito a Giussano, 30 km a nord di Milano. Il maxi-processo “Infinito” contro le cosche mafiose infiltrate al nord ha rivelato che in questa strada la

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• famiglia del b oss Antonio Stagno possedeva diversi appartamenti, dove vari affiliati risiedevano e dove venivano tenute le riunioni del vertice del clan

of eminent figures and Sicilian landscapes: old-fashioned images that confirmed clichés; photographs of customs and traditions, sedimented in the eyes of the whole country. But then, after the slaughters it wrought during the 1990s, the Mafia emerged from its customary landscape of palm trees, olive groves, cliffs, dry-stone walls, donkeys, cloth caps, moustachioed men, black-clad women, portraits of criminal absconders, bandits and so on, and moved into a sort of invisibility. As Fabio Severo says, this type of criminality—but other similar organisations too—has become a scattered, multiform reality. After changing face, it has become steadily more integrated into the political and economic landscape of Italy. Having explored this aspect, Bonaventura and Imbriaco came to the conclusion that they could—and should—shift their attention to the corpora delicti: landscapes and places. They rightly assume that

• Via Boito in Giussano, 30 km north of Milan. The maxitrial named “Infinito”, against infiltration by Mafia clans in North Italy, revealed that the family of boss Antonio Stagno

owned several apartments in this street, inhabited by various associates and used for meetings of senior clan members

these must have retained a memory, or at least some visible trace, of the criminal acts perpetrated in them. They ventured into a shadowy zone, where things appear in their transitoriness, ambivalence and ambiguity. They delved into a landscape that is inhabited by all of us, in order to extract visions of what happened and still happens there. Thus we are shown a playground in Milan’s suburbs, a space where children can run around happily, jumping on and off seesaws and slides, with neither they nor their parents knowing that buried beneath that place is toxic waste or the remains of Mafia-style building speculation. Or concrete plinths at the bottom of a valley, solitary sentries recording a clan’s attempt to erect an unauthorised building, now under distraint pending judicial investigation. What seems to be a natural spot—a riverbed—is disfigured by piers that would have supported a road.

Il santuario della Madonna di Polsi a San Luca, in Calabria. Ogni anno, in autunno, i b oss della ’ndrangheta di tutta Italia e anche dell’estero si riuniscono nei pressi di questo santuario del XII secolo situato vicino a San Luca, una delle maggiori

roccaforti della mafia calabrese, per concordare le strategie e prendere decisioni. Testimonianze di riunioni mafiose in questo santuario nascosto nell’Aspromonte risalgono almeno sino al 1903

After the slaughters in the 1990s, the Mafia has become a scattered, multiform reality — If you look carefully at the places captured by the lens of these two photographers, be it a quarry, an apartment building, a group of high-rises, a middle-class home, a street, a town, an isolated farmhouse, a historic monument, you realise that what they are intended to seize and submit to our visual scrutiny are indeed “bodies”. Not, of course, in flesh and bones, but composed of inert matter:

• The sanctuary of the Madonna di Polsi in San Luca, Calabria. Every year in the autumn, ’ndrangheta bosses from all over Italy and abroad gather at this 12th-century sanctuary situated near San Luca, one of the Calabria Mafia’s main strongholds,

to agree on strategies and make decisions. Accounts of Mafia meetings in this sanctuary, in the depths of the Aspromonte Mountains, date back at least to 1903

gravel, earth, cement, glass or whatever. They are living—or dying—parts of our landscape that are the country’s real body: its physical form as Pier Paolo Pasolini understood it. As a poet, he described Italy as a living body, a throbbing reality of towns perched on hilltops, cultivated fields, tenements on the edge of the city, minute soccer fields, open spaces along rivers, sandy banks and beaches. Italy is first and foremost its landscape. Lovely or ugly as it may be, it doesn’t matter. It is a living organism, mangled over the past century and a half by the rapacious and virulent actions of builders, speculators, gangsters, criminals, Mafiosi and Camorra racketeers. Bonaventura and Imbriaco unreel this landscape before our astonished eyes: country lanes, estuaries, seashores, promontories, crags, mountains, cultivated fields, council rooms, records offices, entrances to public buildings, courtrooms,

courtyards, unauthorised constructions, temporary buildings, shacks, motorway intersections, guardhouses, bars, canteens and conference rooms. In each of these spaces— whether open or closed—something happened that concerns, questions and disturbs us. And yet all these images convey a sense of normality. The shots are anonymous. Even if in every photo one perceives a determination to look, and thus to show, to an extent that goes beyond the image itself, normality seems to dominate. But these images are question marks. We feel interrogated by this everyday normality. Do you know what happened here? Who lived in that shack? Who lives in that building? Who uses this road every day? The invisibility of places and actions is transformed into a kind of visual archaeology that gradually strikes and disturbs us as we stare at the snapshots. Isn’t that a quiet suburban road just like the one 65

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Corpi di Reato

• In alto: nel 1980, la famiglia del boss Raffaele Cutolo ha comprato il Castello Mediceo di Ottaviano, trasformandolo nel quartier generale della Nuova Camorra Organizzata. Confiscato nel 1991 e dato in gestione al Comune di Ottaviano, nel 2003 è diventato la sede del Parco Nazionale del Vesuvio. Sopra: le statue di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, realizzate dallo scultore palermitano

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November 2012

• Tommaso Domina. Collocate nell’estate del 2010 in via Libertà a Palermo, sono state vandalizzate da ignoti neanche 24 ore dopo l’installazione. In seguito, sono state ricollocate nell’atrio del Tribunale di Palermo

• Top: in 1980 the family of boss Raffaele Cutolo bought the Castello Mediceo in Ottaviano (Naples) and converted it into the headquarters of the Nuova Camorra Organizzata. The castle (also called Palazzo del Principe) was confiscated in 1991 and requisitioned for the Ottaviano Town Council. Above: statues of magistrates Giovanni Falcone and Paolo Borsellino, by Palermo-based

sculptor Tommaso Domina. Unveiled in Via Libertà in Palermo in the summer of 2010, they were vandalised by unknown delinquents less than 24 hours later. The statues were subsequently relocated to the atrium of the Palermo Law Courts

Le fotografie presentate in queste pagine fanno parte della serie “Corpi di Reato. Un’archeologia visiva dei fenomeni mafiosi nell’Italia contemporanea”: un progetto di zona (www.zona.org), a cura di Fabio Severo. Il lavoro è in mostra fino al 23 novembre presso il ministero per i Beni e le Attività culturali, Istituto centrale per il catalogo e la documentazione di Roma • The photos presented on these pages are part of the series titled “Corpora Delicti. A visual archaeology of Mafia phenomena in contemporary Italy”, a project by zona (www.zona.org) curated by Fabio Severo. The work is on show until 23 November at the Ministry of Cultural Heritage and Activities, Central Institute of Catalogues and Documentation in Rome

I fascicoli del maxi-processo di Palermo, custoditi presso il Centro Internazionale di Documentazione sulle Mafie (CIDMA) di Corleone. Svoltosi tra il 10 febbraio 1986 e il 16 dicembre 1987 nell’aula b unker del carcere dell’Ucciardone, il processo ha visto 474 imputati rinviati a giudizio, 119 processati in contumacia, 2.665 anni di carcere per 360 condannati, oltre a 19 ergastoli

comminati a diversi boss, tra cui Michele Greco e i latitanti Salvatore Riina e Bernardo Provenzano. Il processo di primo grado ha richiesto 349 udienze nell’arco di 22 mesi, 35 giorni di Camera di Consiglio e 6.901 pagine per la stesura delle motivazioni della sentenza. I gradi successivi di giudizio si sono protratti fino al 1992

• Documents relating to the maxi-trial conducted in Palermo, stored at the International Centre for Mafia Documentation (CIDMA) in Corleone. Held between 10 February 1986 and 16 December 1987 in a fortified courtroom at Ucciardone Prison, the trial concerned 474 accused, 119 tried in their absence, 360 found guilty and sentenced to a total of 2,665 years’ imprisonment,

plus 19 life sentences handed down to a number of bosses, including Michele Greco and the fugitives Salvatore Riina and Bernardo Provenzano. The trial of first instance involved 349 hearings in 22 months, 35 days of council chamber sittings, and 6,901 pages of drafted sentence motivations. Subsequent stages of judgement continued until 1992

where I live? And those houses, haven’t I seen them before? Didn’t I take my son to a playground like that one? Recognising the places and spaces depicted as part of our landscape relieves the photograph of its purpose as a mere document and rings an alarm bell, shaking us out of our indifference and acquiescence. The Mafia issue can be photographed like this, by giving shape to the “grey zone”, as Primo Levi called it, that surrounds us and in which, like it or not, we are immersed. The invisible has suddenly become visible, and all of us are there, in those photos, in that landscape. Just look. — Marco Belpoliti  Essayist and writer 67